Roma, 3 lug. (askanews) – Dai sistemi agroalimentari nel breve futuro ci saranno opportunità e rischi per 1,3 miliardi di persone di età compresa tra 15 e 24 anni a livello globale, che svolgeranno un ruolo cruciale nella trasformazione dei sistemi agroalimentari per migliorare la sicurezza alimentare, la nutrizione e le opportunità economiche. E’ quanto emerge dal rapporto “La condizione dei giovani nei sistemi agroalimentari” presentato oggi dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao).
Quasi l’85% dei giovani di tutto il mondo vive oggi in paesi a basso e medio-basso reddito, dove i sistemi agroalimentari sono essenziali per il sostentamento. Migliorare la loro inclusione in questi sistemi, sottolinea la Fao, potrebbe fare la differenza di mille miliardi di dollari nell’economia globale. Il rapporto approfondisce le iniziative tecniche e politiche necessarie per creare opportunità di lavoro dignitose, migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione e accrescere la resilienza dei giovani agli shock. Evidenzia i giovani come agenti chiave del cambiamento nel settore agricolo, posizionandoli come la prossima generazione di produttori, trasformatori, fornitori di servizi e consumatori. Dovranno affrontare una vasta gamma di sfide, tra cui l’aumento della produzione alimentare per una popolazione in crescita, la sostituzione di una forza lavoro che invecchia e l’adattamento agli impatti della crisi climatica, della scarsità d’acqua e dell’urbanizzazione.
A livello globale, il 44% dei giovani lavoratori fa affidamento sui sistemi agroalimentari per l’occupazione, rispetto al 38% degli adulti lavoratori. Tuttavia, questa media globale copre un ampio intervallo che va dall’82% nei sistemi agroalimentari in crisi prolungata ad appena il 23% nei sistemi agroalimentari industriali. È allarmante notare che l’insicurezza alimentare tra i giovani è aumentata dal 16,7% al 24,4% tra il 2014-16 e il 2021-23, colpendo soprattutto i giovani in Africa.
Il rapporto rileva che oltre il 20% dei giovani non è impegnato in attività lavorative, disoccupate o formate (NEET), e le giovani donne hanno il doppio delle probabilità di rientrare in questa categoria. Eliminare la disoccupazione giovanile e offrire opportunità di lavoro ai giovani di età compresa tra i 20 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di formazione potrebbe aumentare il prodotto interno lordo globale dell’1,4%, pari a 1,5 trilioni di dollari in attività a valore aggiunto aggiuntivo, di cui circa il 45% derivante dai sistemi agroalimentari.