FOTO | VIDEO | Disturbi alimentari, la fragilità degli studenti in piazza: “Subito una legge sulla salute mentale”

ROMA – Il 28% dei giovani ha avuto un disturbo del comportamento alimentare, il 26% ha pensato di lasciare gli studi, il 60% vede il futuro come precario e incerto e il 90% vorrebbe un supporto psicologico e non lo riceve. Sono i numeri allarmanti dell’indagine ‘Chiedimi come sto’, che ha coinvolto più di 30mila studenti. Numeri che sono diventati oggi una proposta di legge, una richiesta di aiuto e un grido di allarme, lanciato oggi da centinaia di studenti davanti al ministero della Salute a Roma, in occasione della Giornata del fiocchetto lilla, dedicata ai disturbi del comportamento alimentare.

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“SERVONO SPORTELLI PSICOLOGICI DENTRO LE SCUOLE”

“Da più di due anni ci occupiamo di salute mentale ma ancora non abbiamo ricevuto risposte da parte della politica- ha spiegato alla Dire Tullia Nargiso della Rete degli Studenti Medi Lazio, l’associazione studentesca che ha promosso l’iniziativa- Oggi siamo qui perché pensiamo che sia arrivato il momento di scrivere una legge sulla salute mentale, che parli di sportelli psicologici all’interno delle scuole ma che parli anche di psicologo di base o di territorio, consultori e investimenti sulla sanità”.”Il Governo Meloni non ha previsto nessuna misura sul benessere psicologico- dichiara la Rete degli Studenti Medi del Lazio- anzi ha disinvestisto sul bonus psicologico. Crediamo sia arrivato il momento di avere una risposta strutturale su sportelli psicologici nelle scuole, psicologo di base e consultori. Perché la salute mentale è salute”.

In piazza con gli studenti anche alcuni rappresentanti politici come Nicola Zingaretti, parlamentare del Partito Democratico, l’ex deputato Filippo Sensi che ha promosso il bonus psicologico, e poi la consigliera regionale Marta Bonafoni, il deputato Aboubakar Soumahoro. Ma gli studenti non vogliono passerelle politiche. “Questa non è la piazza delle passerelle- dice dal microfono Michele Sicca, della Rete- questa è la piazza in cui si prendono impegni e poi si rispettano. Oggi abbiamo messo insieme collettivi, organizzazioni e realtà sociali. E questo solo per mettere al primo posto la salute mentale. O si interviene adesso, oppure non si risolverà il problema”.

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COVID E COMPETIZIONE HANNO ROVINATO I GIOVANI

I giovani si alternano al microfono, raccontano il disagio di una generazione logorata dal Covid, ma soprattutto da una “competizione sfrenata”, e da “standard irraggiungibili”. “Vogliamo raccontare quello che veramente abbiamo vissuto- spiega Michele Sicca- dietro ai numeri c’è l’ansia di andare a scuola, il terrore del confronto con gli altri, il giudizio opprimente di chi ci sta intorno. Quei dati mostrano la solitudine profonda in cui tanti sono caduti. Questa piazza è piena di sofferenze condivise”.

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SOLITUDINE, ANSIA, FRAGILITÀ

Ragazzi e ragazze raccontano le loro storie, che parlano di solitudine, ansia, fragilità che sono rimaste inascoltate. Qualcuno si apre, si commuove. Diana, 21 anni, da 5 anni convive con un disturbo del comportamento alimentare. “Mi sento costantemente sbagliata, fuori luogo. Non riesco mai a raggiungere gli standard di perfezione richiesti. Così mi sono focalizzata sul cibo- racconta- Ero sicura che raggiunto un determinato peso sarei stata meglio. Ma poi il disturbo è diventato un mostro enorme. Ero schiava di una voce che mi ricordava quanto fossi inadatta. Pensavo solo al cibo e alle calorie. Ho abbandonato lo sport. Non volevo uscire- dice ai giovani in piazza- Chiedete aiuto, vi prego. Io ci ho messo un anno. Ma è bello sentire che non siamo soli”.

Dopo il sit in davanti al ministero della Salute, i giovani si stringono in corteo e camminano fino al ministero dell’Istruzione. “Salute mentale diritto universale. Se oggi non agite, domani stiamo male”, urlano gli studenti arrivati davanti al Palazzo dell’Istruzione. Sulle scale del ministero, i giovani espongo lo striscione che chiede “sportelli psicologici in ogni scuola”. “Serve uno psicologo di base territoriale, bisogna combattere lo stigma della psicoterapia- dicono i giovani-. Abbiamo il diritto di stare bene”.
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