martedì, 24 Giugno , 25

Gaza, l’Onu avverte: “Pronti a riprendere la distribuzione di aiuti ma il piano israeliano non è chiaro”

MondoGaza, l’Onu avverte: “Pronti a riprendere la distribuzione di aiuti ma il piano israeliano non è chiaro”

IL CAIRO (Egitto) – “Siamo pronti a riprendere la distribuzione di aiuti vitali alla popolazione di Gaza in qualsiasi momento, ma è difficile capire quali beni potranno entrare. Le cose cambiano di minuto in minuto, tuttavia confidiamo di poter ricominciare oggi: siamo già al lavoro”. Lo riferisce all’agenzia Dire una fonte interna alle Nazioni Unite, contattata in merito all’annuncio di Israele di ieri di autorizzare la ripresa dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia, dopo 79 giorni di blocco. L’embargo ha innescato una carestia e l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) la settimana scorsa ha stimato che 57 bambini siano morti per fame. La fonte dell’Onu solleva una seconda criticità: da quando Israele ha messo al bando per legge l’agenzia per i profughi palestinesi Unrwa, “non c’è più staff sul terreno e questo ha un impatto profondo sul sostegno dei civili, tanto a Gaza quanto in Cisgiordania”. Anche in questa regione “si registrano violenze esponenziali soprattutto dopo il Ramadan, da parte dei coloni israeliani sui civili palestinesi residenti: sono 40mila gli sfollati dal nord, che stiamo assistendo”.

Il funzionario Onu affronta poi il tema del piano israeliano che punta ad affidare la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza a esercito e agenzie private, che dovrebbe entrare in vigore sabato prossimo. “Come detto pubblicamente sin dal primo momento”, riferisce la fonte, “a oggi non abbiamo ancora visionato questo piano, quindi abbiamo solo informazioni indirette, che leggiamo sui media”. Il piano israeliano dovrebbe prevedere quattro o cinque punti di distribuzione degli aiuti allorché “nella Striscia ne abbiamo 400”. Osserva la fonte: “Far entrare i privati nella gestione degli aiuti crea un pericoloso precedente. Le aziende sono guidate dal profitto, le organizzazioni umanitarie dai valori dell’aiuto. Secondo, è pericoloso usare l’aiuto umanitario come arma politica o di guerra. Terzo, osserviamo con preoccupazione l’aumento intenzionale di attacchi contro operatori e strutture umanitarie dove sono stoccati i beni. Lo vediamo in Sudan e in Ucraina, oltre che a Gaza. Solo qui sono morti 375 operatori umanitari, sebbene fossero protetti dal diritto umanitario: preoccupa che queste morti vengano normalizzate”.

Conclude la fonte: “Siamo stati accusati di cattiva gestione degli aiuti, ed è vero che serve una riforma, su cui stiamo già lavorando. Ma il nostro meccanismo è trasparente, efficiente e rispetta le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. Nel primo giorno del cessate il fuoco siamo stati in grado di far entrare mille camion di aiuti”. Eventuali problemi, sottolinea il funzionario, “non sono motivazione sufficiente ad attuare una punizione collettiva contro la popolazione civile”.
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