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Lo stupratore seriale di Mestre e quella domanda del governatore e del patriarca

PoliticaLo stupratore seriale di Mestre e quella domanda del governatore e del patriarca

VENEZIA – Da 25 anni ha agito indisturbato, in giro per l’Italia, scegliendo prede sempre più giovani: il carcere non gli è assolutamente servito né come punizione, né come deterrente. E allora, la domanda è inevitabile, e forte se a lanciarla sono un governatore e un patriarca sull’uomo che si interrogano sulla violenza sessuale di cui è rimasta vittima una ragazzina di 11 anni a Mestre, in provincia di Venezia.

IL PATRIARCA DI VENEZIA: “COME È STATO POSSIBILE?”

“Come è stato possibile quanto accaduto? Se consideriamo i precedenti di chi è accusato di tale nefandezza sembra non esserci risposta”, si interroga, in una lunga dichiarazione sul recente fatto di cronaca, il Patriarca Francesco Moraglia. Lo stesso religioso non riesce a trattenersi dal chiedere, almeno questa volta, giustizia vera: “La pena poi, per chi compie atti di tale gravità, oltre ad essere adeguata- è infatti il suo appello- deve mirare alla rieducazione e prevedere un concreto percorso volto ad evitare il ripetersi di fatti analoghi, tenendo altresì conto delle sofferenze inflitte alle vittime”.

ZAIA: “COME PUÒ CONTINUARE A REITERARE, PRIVO DI QUALSIASI CONTROLLO?

“Come è possibile che un individuo con precedenti specifici da far rabbrividire, possa proseguire a macchiarsi di uno dei peggiori crimini concepibili, pedinando, braccando e violentando una ragazzina? Come può continuare a reiterare uno dei comportamenti criminali tra i più odiosi, agevolato dall’essere privo di qualsiasi strumento di controllo? “, sono gli stessi interrogativi del presidente del Veneto, Luca Zaia, dopo la vicenda di Mestre. “Se fino ad oggi- è il monito del governatore- dopo i gravi episodi che gli vengono attribuiti in passato, ha riacquistato la libertà di tornare a delinquere, questa nuova azione richiede uno stop definitivo; chi compie simili azioni criminali deve scontare una pena adeguatamente dura ed essere messo nelle condizioni di non reiterare reati così gravi”.

IL LEGALE DI MULAS: “MAI STATO DICHIARATO SOCIALMENTE PERICOLOSO”

“Il mio cliente non è mai stato dichiarato socialmente pericoloso. Ha finito di scontare nel 2021 l’ultima condanna nel carcere di Lanusei, Nuoro, e ne è uscito pienamente libero. È tornato a Tempio Pausania, a casa della madre, e, dopo un po’, se n’è andato…”: le parole dell’avvocato Ignazio Ballai, difensore di Massimiliano Mulas, confermano che la giustizia italiana non abbia mai attenzionato l’uomo, nonostante si sia macchiato di violenze a sfondo sessuale a partire dal 2002. Un percorso interrotto negli anni solo dalle ‘pause’ forzate dalla reclusione in prigione o dalle restrizioni imposte durante la pandemia covid, ma che è continuato per quasi 25 anni fino ad ora, quando è arrivato a colpire una ragazzina di 11 anni nell’androne di un condominio a Mestre. Dopo averla pedinata, chissà per quanto, Mulas ha aspettato che aprisse il portone del palazzo per spingerla e immobilizzarla con la forza e abusare di lei, con il volto coperto da un passamontagna. Ma non è il primo caso che ha riguardato una minorenne: il precedente risale a sei anni fa, a Perugia, quando una 14 enne sarebbe finita nelle mira dello stupratore. In quel caso le accuse alla fine sono cadute.

UNA SCIA DI VIOLENZE DURATA 25 ANNI

La “carriera” criminale del 45 enne di Tempio Pausania inizia nel 1998, con un reato non di natura sessuale, vittime sono una giovane donna e un cane.  A Nuoro, l’allora 19enne Mulas taglia infatti la testa dell’animale e la consegna dentro a un fustino di detersivo a una ragazza con un biglietto: “Dammi 300 mila euro o ti riduco nello stesso modo”. Qualche anno dopo, nel 2022, l’uomo ha 21 anni e fa il cameriere in un ristorante in Trentino, a Pieve di Cavalese: qui minaccia con un coltello una turista mantovana di 33 anni, la costringe a consegnargli i soldi nella borsa e poi la trascina di forza dietro a un chiosco: all’ultimo per fortuna una pattuglia dei carabinieri nota la scena e lo arresta. Massimiliano Mulas viene condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione nel carcere di massima sicurezza di Padova. Scontata la pena, resta nella città veneta dove poco tempo dopo ricade nel vizio: il 14 settembre e il 3 ottobre 2006 aggredisce prima una studentessa 21enne, di Verona e poi un’altra studentessa, americana. Finisce condannato a 8 anni e tre e mesi per il doppio tentato stupro. Esce dal carcere e dopo qualche anno ci riprova a Perugia. Siamo all’oggi e aggredisce una 11 enne e viene arrestato dopo poche ore.

LA DIFESA: “CHIEDERÒ LA PERIZIA PSICHIATRICA”

Nella giornata di ieri, lunedì 14 aprile, interrogato dal Gip per la convalida del fermo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il legale infine fa sapere di valutare la richiesta di perizia psichiatrica per il suo assistito: “Penso di chiedere un nuovo interrogatorio al giudice, da fare a maggio- spiega- In quella sede potrei portare anche la richiesta di perizia psichiatrica. Come legale intendo avere il massimo rispetto per la vittima”.
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