Ma per gli investimenti in ricerca e sviluppo hanno più difficoltà e sono più penalizzate
Le piccole e medie imprese sono “più reattive” nei momenti di crisi e hanno maggiori capacità di “crescere” rispetto alle grandi imprese. Ma per gli investimenti in ricerca e sviluppo le PMI “hanno più difficoltà” e “sono più penalizzate”.
E’ ciò che emerge nel Rapporto sulle medie imprese industriali italiane e nel Report “La competitività delle medie imprese tra percezione dei rischi e strategie di innovazione” realizzati da Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere presentati a Modena.
Lo studio, come ha spiegato il presidente del Centro Studi Tagliacarne, Giuseppe Molinari, è un servizio che viene offerto alle Istituzioni chiamate a governare i fenomeni socio-economici del futuro.
“Le medie imprese – ha spiegato Molinari – sono molto resilienti. Il cluster di imprese su cui si concentra lo studio di Mediobanca sta avendo molta più capacità di reazione e di crescita delle imprese grandi, quindi si dimostra che tutto sommato ‘piccolo è ancora bello’ ma lo è perché le imprese sono a conduzione familiare, sanno reagire molto bene, investono e guardano ai mercati esteri. Sull’altro lato della medaglia c’è da notare che le imprese più piccole rispetto a quelle più grandi, hanno meno capacità di affrontare i costi fissi di inizio e che sono in coda alle attività produttive, costi di ricerca e sviluppo su cui queste aziende subiscono ritardo rispetto alle grandi aziende”.
Imprese di questo tipo “investono in tecnologie nuove, ma si trovano ad affrontare sfide maggiori – ha proseguito Molinari. E anche le tasse colpiscono più le piccole imprese che le grandi imprese, e qui ci sono lacune che penalizzano le piccole imprese”.
“L’inverno demografico” sta provocando una “contrazione della popolazione, della forza lavoro e dei lavoratori qualificati” disponibili a lavorare nelle medie imprese. “Per questo motivo – ha concluso il presidente – abbiamo bisogno di un flusso di transizione sano che soddisfi le esigenze delle aziende. Dobbiamo lavorare duro perché è in gioco il futuro della nostra produzione”.
Ciro Di Pietro
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