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Rapporto Coop: la spesa alimentare non si taglia, ma c’è sempre meno carne

AttualitàRapporto Coop: la spesa alimentare non si taglia, ma c'è sempre meno carne

Torna a crescere il biologico, 4% sono vegani. Il mantra è “tutti a dieta”
Milano, 10 set. (askanews) – Il cibo e la salute sono gli unici consumi protagonisti dell’ottimismo con cui gli italiani da qualche mese a questa parte guardano al futuro. A raccontarlo è il nuovo Rapporto Coop, redatto dall’Ufficio studi di Ancc-Coop. In particolare la spesa alimentare in previsione subirà un taglio solo per una ristretta minoranza degli italiani: il 21% del campione dichiara che la aumenterà contro il 10% di chi intende diminuirla.
Ma a cambiare è anche l’approccio al cibo degli italiani. Per gli analisti dell’Ufficio studi Coop sono diventati dei food explorer, con una identità alimentare molto frammentata: coloro che dichiarano di averne una sono aumentati del 6% rispetto 2023 dipingendo una policromia di diete. Pur nel solco della tradizione, sono, infatti, molti gli italiani che rinunciano a un approccio dogmatico e si aprono a nuovi stili alimentari. Se un italiano su tre (34%) infatti privilegia ancora la dieta mediterranea, si affermano le diete ricche di proteine non animali ovviamente, con l’iperproteico (7% dei consumatori, +2%) sul 2023, e tutti quegli stili attenti al peso forma; quindi, crescono il fit sport (6%, +2%) e il digiuno intermittente (7%, +3%) senza tralasciare che rimangono pressocché stabili il flexitariano, il reducetariano e il climatariano. In crescita anche i vegani passati dal 2% dello scorso anno al 4%, un segnale di come gli italiani guardino a un futuro con sempre meno carne anche per salvare il Pianeta. E a conferma di questo ci sono i comportamenti di acquisto e consumo dei giovani tra cui prevalgono tradizione e pragmatismo in cucina con un occhio sempre attento all’ambiente: tra i 18 e i 35 anni uno su due ha rinunciato o ridotto il consumo di carne mentre il 36% stanno valutando di eliminare o ridurre il consumo di carne in futuro. Circa un quarto di essi, infatti, (23%) si dichiara prevalentemente flexitariano, il 15% vegetariano e il 7% vegano.
A ben vedere si tratta di stili alimentari orientati al benessere e alla sostenibilità. Da sempre, d’altronde il cibo è per noi italiani rispetto alla media europea più di un nutrimento fine a sé stesso. E coloro che pensano di rafforzare questa propensione sopravanzano di 36 punti percentuali chi la diminuisce; una differenza più alta di quella europea che si ferma a 31 punti percentuali. E sempre gli italiani sono anche gli unici, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari (complessivamente e al netto di chi non sarà disposto, +15%; a fronte di una media Ue ferma a +1%).
Sempre di più la scelta del cibo passa quindi dalla testa piuttosto che dalla pancia e questo spiega molte delle rinunce in atto. In questo contesto il biologico torna dopo anni di appannamento tra i desiderata degli italiani: sono 24,8 milioni le famiglie già acquirenti con una penetrazione del 96,6% e 9,6 milioni gli italiani che nei prossimi mesi ne aumenteranno l’acquisto. Queste nuove sensibilità trovano una chiara avanguardia anche nell’approccio che le generazioni più giovani hanno nei confronti del cibo dove al pragmatismo nella ricerca del prezzo più basso (il 51% lo considera il fattore su cui basa la sua decisione di acquisto) si affiancano alternative più rispettose dell’ambiente (il 58% sceglie prodotti di stagione, il 39% privilegia freschezza e qualità).
Il rapporto col cibo ha anche a che fare con il benessere personale da cui discende un vero e proprio culto del corpo. Accanto a una sana attenzione alla propria salute che tra l’altro spinge gli italiani nelle braccia della sanità privata impera il mantra del “tutti a dieta”, siano esse diete ipocaloriche, salutistiche e dello sport praticato oramai a vario titolo da quattro italiani su 10 (quasi 17 milioni di persone). Questo si porta dietro un’ossessione per i trattamenti estetici e la cosmesi, dove la parsimonia sembra attenuarsi e in certi casi scomparire; gli italiani spendono in media 350 euro all’anno per cure estetiche, la variazione di vendite di prodotti cosmetici (2024 su 2019) è a doppia cifra (+29%), fino a sfiorare comportamenti disfunzionali (8,6 milioni gli italiani che assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete per dimagrire).

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